Spesso il cibo è evocativo, ci lega a sensazioni, ricordi , storie di vita vissuta soprattutto se sono cibi dell’infanzia, quelli con cui siamo cresciuti, quelli che erano la consuetudine e ci venivano preparati dai nonni.Chi mi segue sa che sono una nostalgica, non perchè non vìva bene il presente, tutt’altro, ma perchè voglio essere legata ai ricordi, non voglio che svaniscano e non voglio che svaniscano sensazioni che sento ancora addosso come l’aria calda dei pomeriggi d’estate sul balcone dei nonni o delle estati scapestrate nella campagna pugliese con tonnellate di cugini e parenti.
Ecco, per dire, una frisa non è un cibo, non è un alimento qualunque, forse la lontananza e l’ aver abbandonato quella terra alla quale mi sento sempre profondamente legata, mi fa vivere qui ricordi che sono fissati in un preciso momento sempre uguale, sempre felice, sempre gioioso, immobile ed eternamente uguale. Gli anni in cui sono poi cresciuta sono stati in Sicilia, in Puglia sono sempre bambina, cresco cresco, ma li sono ferma e aspetto quella frisa con le ginocchia sbucciate e le magliette sempre “sbudellate”così dicevano.I capelli biondi ricci ed arruffati, quando vedo le foto di quegli anni stento a riconoscere una femmina, sempre scompigliata e disordinata, vedo piuttosto un monellaccio sempre affamato! le frise con quel sapore, con quell’odore, con le mani sporche, con l’ansia di finire presto la merenda pomeridiano con uno sguardo giù per vedere cosa facevano gli altri della banda e cosa mi stavo perdendo.
Ma quel sapore, quel sapore di buono, mai più ritrovato lo cerco nella mie preparazioni.Ritrovarlo è una missione impossibile, però anche i miei nuovi sapori sono tanto buoni, meno emozionanti senz’altro, mentre mangio una frisa sento l’eco delle voci dei bambini che chiamano e corrono , ma non mi volto e non ingurgito per scappare , semplicemente gusto il momento.
Gusto il momento in cui mescolo le farine, impasto, penso di portarle ai miei genitori anziani, che vivono anche loro un poco di mancanze ed un poco di ricordi legati al cibo che appartiene per tradizione alla loro terra e formo frise, le tosto, le odoro e sono soddisfatta.
La sera una cena facile e veloce sul terrazzo, una birra , il profumo dell’estate ,degli zampironi, i pomodorini non sono quegli appesi sul balcone ad appassire, ma quelli di Pachino, altrettanto buoni e dolci, l’olio però è pugliese, in omaggio alla mia terra e mi arriva puntualmente da Corato, giusto per mantenere vive delle buone abitudini, tutto il resto, quello che credo vi interessi è in ricetta…
Nel blog c’è anche un’altra ricetta con lievito di birra e stessi ricordi ,se non avete licoli, altrettanto buona, ma mi piace sempre cambiare e sperimentare poi sono in fissa con il licoli e quindi….
Tempo di preparazione
10 minuti
Tempo di cottura
30 minuti
Tempo Passivo
6 ore circa
Porzioni
Tempo di preparazione
10 minuti
Tempo di cottura
30 minuti
Tempo Passivo
6 ore circa
Porzioni
Pingback: FRISELLE CON LICOLI “Antonella Audino” – Quelli che…non solo dolci
Che emozione leggere i tuoi ricordi,hai fatto tornare indietro anche me, non in Puglia ma si sa dove c’è il cuore c’è casa. Grazie Antonella sia per la ricetta sia per le emozioni che riesci a trasmettere